
Iniziamo con una premessa doverosa:
Sono una Japan lover, e quindi il sushi è una cosa seria. Non si può definire un ristorante come giapponese e non può ricevere un punteggio discretamente alto su questo sito se non soddisfa degli standard e dei requisiti minimi di “aderenza” al mondo giapponese.
Mi infastidiscono infatti posti che si dicono ristoranti etnici ma che però non hanno nulla a che spartire con quella cultura o quella tradizione: facciamo l’esempio contrario. Quante volte siete andati all’estero e vi siete trovati in un sedicente ristorante italiano gestito da tunisini con cuochi russi che vi propinano piatti visti in cartolina che di italiano hanno forse soltanto il nome scritto male, per giunta? Ecco, la stessa ira funesta che vi si scatena all’estero quando mangiate porcherie spacciate per nostre, si scatena in me quando vado in un ristorante giapponese dove a cucinare sono eschimesi che il giappone manco sanno dove sta. Se vado in un ristorante giapponese, almeno il cuoco deve essere giapponese.
Ecco, detto questo, parliamo del nostro ristorante Hagakure , da poco aperto a Bari in via Amendola 203, fermo restando che il mio giudizio finale sarà influenzato anche dal rispetto che il locale ha nei confronti del mondo nipponico che io amo tanto.
Questo locale di nuova apertura e di modeste dimensioni, si presenta come un ristorante fusion. Non ho pensato di prendere informazioni in merito, proprio per non arrivare prevenuta e per godermi la serata, per scoprire in prima persona a poco a poco questo locale. Ristorante fusion, cosa vorrà mai dire? Forse l’incontro tra la cucina italiana e quella giapponese? Non lo so, entriamo!
Sabato sera, siamo in 6, abbiamo prenotato per le 21, il mio amico che ci torna per la seconda volta ci dice che sono molto fiscali con gli orari e per questo, notando il ritardo di qualche minuto, chiamiamo e ci prorogano la prenotazione per altri 10 minuti. Arriviamo alle 21,05 spaccate e il locale è ancora vuoto. Nel giro di 10 minuti, il tempo di darci il tavolo (che poi perchè farci aspettare se stiamo tutti lì, abbiamo prenotato e il locale è vuoto? Vabeh, poca roba comunque!) e arrivano un sacco di persone… ecco perchè sono così fiscali! Il locale a dir la verità è piccolino, il sabato sera poi è particolarmente affollato e noi stiamo seduti un pò a castello, tant’è vero che un nostro amico destinato al posto a capotavola ma che si è attardato ad entrare, per sedersi ha fatto alzare me, la signora del tavolo accanto e un altro amico, avendo tra l’altro un lato totalmente bloccato da altri due tavoli… giusto per farvi capire quanto stavamo stretti. Ma comunque nulla di impossibile, alla fine siamo riusciti a mangiare tranquillamente e a parlare tranquillamente tra di noi senza aver paura per la nostra privacy. (forse il tavolo da due attaccato al nostro, ha sentito e risentito del nostro.. entusiamo?! Probabilissimo..!)
Al centro del locale c’è il sushibar, ovvero un bancone dove ci sono i due chef che cucinano a vista e dove se si è da soli o in due ci si può accomodare su dei comodi sgabelli alti vedendo cosa prepara lo chef, anzi, i due chef. Giapponesi? Bah, a prima vista non direi ma non avendo chiesto loro i documenti non posso giungere a conclusioni affrettate. Decido di non pormi il problema e di soffermarmi sui bei tranci di salmone in bella vista sul bancone. Sembra tutto pesce fresco!
Ci sediamo, mise en plas essenziale: piatto quadrato, nessun centro tavola, salsa di soia direttamente nella bottiglietta di fabbrica che trovi al supermercato (e questo comunque può essere un bene perchè evita strani ricicli), tovagliolo di carta che ha scritto in faccia IKEA, nessuna posata, soltanto le bacchette che sono di legno con una carinissima decorazione in punta ma che comunque mi infastidiscono perchè o sono di legno e sono usa e getta o sono di plastica/porcellana se vuoi riutilizzarli. Anche perchè puoi avere la lavastoviglie igienizzante migliore del mondo ma il legno si impregna. Vabeh, sono troppo felice di mangiare giappo finalmente, non mi interessa niente, sorvolo su tutto oggi, fatemi mangiare giapponese!
Il menù è piuttosto vario, trovo diverse specialità e diversi piatti tradizionali. Siccome oggi siamo ricchi e non badiamo a spese ordiniamo per iniziare degli involtini ebi, una tempura (in giapponese si legge tèmpura ma nessuno lo sa, pronunciando tutti tempùra, ma sono sottigliezze, lasciamo stare..) ebi alle mandorle, un piatto misto da 58 euro e una bottiglia di vino bianco. Il vino è decisamente buono, fresco, è un Souvignon Attems che ci costa 14 € a bottiglia e che finisce nel giro di pochissimo. Per chi non lo sapesse Ebi è il gambero, quando leggete Ebi parliamo di gamberi. Dunque gli involtini Ebi ci arrivano, sono piuttosto piccolini e altro non sono che dei gamberi avvolti nella stessa pasta degli involtini primavera. Mi ricordano poco il giappone ma sono fritti bene, leggeri, non sono unti e finiscono in un morso. La tempura di gamberi con le mandorle prevede gamberi un pò più grandi impanati nella pastella tipica della tempura e ricoperti di scaglie di mandorle. Mi piacciono di meno, saziano poco ma anche quelli finiscono in un morso. Arriva finalmente il piattone misto: 12 sashimi, 12 nigiri, 12 hosomaki, 16 uramaki e un (uno solo?!) sushi gio (nome e piatto di invenzione dello chef). Il pesce devo dire, è fresco e buono. Il sapore del salmone mi rimane in bocca, è soffice e non di gomma, è tagliato bene, profuma. L’alga nori non è secca e nemmeno collosa, ci piace.
Come spesso accade purtroppo non siamo ancora sazi: ordianiamo ancora!
un’altra bottiglia di vino: fortemente consigliata dal cameriere diventato nostro amico, che capiva ben poco di giappone e giapponesi ma con i vini ci sapeva fare. Abbiamo preso un vino dal nome impronunciabile (Gewurztraminer delle cantine Terlan) che è sceso liscio liscio tutto giù. Un retrogusto fruttato che non ti aspetti, fresco, a me è piaciuto. Ad uno dei nostri amici no. (Uno su sei).
salmon lounge: non vi posso dire com’è perchè non me l’hanno fatto assaggiare;
sei nigiri al salmone: classici, semplici, buoni, senza il wasabi tra il riso e il salmone e per questo apprezzabili;
una tempura di verdure: sette pezzi in tutto. carote, melanzane, zucchine e qualcosa di bianco non meglio decifrabile. Molto semplice, forse poco giapponese ma la frittura era buona, croccante, fatta bene. Il piatto in sè costa 7€ ma non ne vale più di 3;
tiger roll: il nome dice tutto, è il piatto dei campioni. Gambero fritto al centro, poi alga, poi riso e su salmone e le classiche uova di salmone (ikura). Molto buono, fritto bene ma leggero, vale i suoi 13 euro.
rainbow roll: grande classico dei ristoranti giappi. salmone al centro con avocado, riso e su un mix di pesce. Non è niente di particolare e di trascendentale in sè ma comunque è buono e vale i suoi 12 euro.
takoyaki: nella tradizione giapponese sono dei tranci di polpo fritti in pastella. Qui in realtà sono rivisitati perchè non si ha un pezzo intero ma un trito di polpo così tanto macinato che è difficile anche da riconoscersi al palato. Retrogusto forte, ha fatto furore tra i miei commensali ma a me non è piaciuto tantissimo. 4 euro per 4 polpette può essere un prezzo ragionevole per un ristorante.
Onigiri: grosse polpette di riso con ripieno misto e una piccola striscia d’alga. Noi abbiamo fatto fare a fantasia dello chef e ci è arrivato un onigiri con salmone e un altro con polipo. Devo dire che erano buoni, grandi e sinceramente è stata la “mazzata finale” che ci ha stesi e saziati alla grande. Questo piatto vale in pieno tutti i suoi 3,50€!
Eravamo decisamente soddisfatti e abbiamo deciso di concludere con un bel bicchiere di sake. Otto euro per 100 ml: lo abbiamo chiesto caldo ma è arrivato leggermente tiepido, tralasciamo… Il sapore non era forte e mi aspettavo almeno la possibilità di poterne scegliere tra varie tipologie, ma purtroppo c’è solo un tipo… deludente.
E’ arrivato il momento del conto, ci guardiamo attorno e ci accorgiamo che siamo gli unici del primo turno e fuori si è formata una bella e sostanziale coda di gente in attesa del tavolo. Il totale da pagare è di 210 euro, 35 euro a testa. Per una cena tutta a base di pesce penso che il prezzo sia alla fine onesto. Il titolare ci ha fatto anche sei euro di sconto e si è dimenticato di metterci un Onigiri, quindi alla fine abbiamo anche pagato una decina di euro in meno.
Non so se questi prezzi siano dovuti dal fatto che il locale ha aperto da poco e quindi punta tutto sulla qualità e sul prezzo lievemente inferiore alla media locale, sta di fatto che ci hanno convinto, sia come freschezza del prodotto che come originalità dei piatti. Non ho ancora capito il nesso fusion, forse qualcosina ha un’influenza cinese… ma di italiano, almeno in quello che abbiamo preso noi, non c’è niente. Unica pecca seria è che i camerieri, sicuramente bravi nel loro lavoro in sè, sembravano appena scambiati con quelli della pizzeria accanto. Non li ho per niente visti “addentrati”, formati alla cultura giapponese. Questo mi dispiace un po’ perchè una formazione giapponese in un ristorante cosi poco conosciuto ancora dalle nostre parti, lo ritengo indispensabile per chi si appresta al mondo nipponico per la prima volta.
A fine serata decido di sbirciare il sito internet del locale e mi compare un futomaki con un bel pezzo di kiwi sul salmone. Un colpo mi viene e provo a non svenire ma fortunatamente durante il corso della serata sono riuscita a non incontrare questo fusionsushi (per me, ovviamente) a dir poco discutibile. Ancora leggo sul sito la volontà di creare il primo VERO ristorante giapponese nell’hinterland barese.. Ok, mi fido, mi stai convincendo! Vado a leggere “chi siamo” e scopro che il loro chef ha un nome tipicamente… cinese! Ecco, come dire che nel ristorante italiano che trovi in america il cuoco è francese e il proprietario spagnolo. Appost.
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PRO | CONTRO |
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pesce fresco - ottima cantina di vini e camerieri esperti in materia | locale piccolo - camerieri poco formati e molto informali, non proprio in stile giapponese |
Voto |
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